“Il mio silenzio non fa di me un criminale o un colpevole, è la mia difesa”, “Vorrei che ci si basasse su prove scientifiche e tangibili, e non sull’ostentazione e quello che pensa l’opinione pubblica”. Sono le poche parole pronunciate davanti al giudice da Salah Abdeslam, l’unico rimasto in vista degli attentatori che colpirono Parigi il 13 novembre 2015.
Si è aperto a Bruxelles il processo che riguarda il suo coinvolgimento nella sparatoria con agenti, durante un’operazione di controllo, che portò alla fine della sua fuga nel marzo del 2016. L’imputato non si è alzato in piedi davanti al giudice, ha detto di non avere paura e di avere fiducia solo nel suo dio. Poi ha negato qualsiasi risposta.
In mattinata è stato sentito anche Sofiane Ayari, che avrebbe aiutato Abdeslam nella fuga. L’uomo ha negato qualsiasi coinvolgimento negli attentati.
In una Bruxelles blindata, con imponenti misure di sicurezza, si apre così il primo giorno di processo che dovrebbe durare quattro giorni. Tuttavia, data la mancanza di collaborazione dell’imputato, il tutto potrebbe concludersi prima.
Abdeslam sarà processato anche in Francia, per terrorismo, in data ancora da definirsi.
Stefano Scibilia